Abbiamo chiesto a Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore e X successore di Don Bosco, di dare un suo benvenuto ai visitatori del nuovo Museo.

Noi Salesiani abbiamo sempre custodito gelosamente gli ambienti delle origini del nostro santo fondatore: Don Bosco.

Questi luoghi racchiudono per noi un tesoro prezioso. Qui a Valdocco Don Bosco ha vissuto, ha corso e giocato i questi cortili. Ha pregato e spiegato la santità ai suoi giovani in queste chiese. Ha confessato, ha scritto e fondato la Congregazione in queste stanze.

Qui c’è la memoria viva delle nostre origini. Vedrete spazi poveri e semplici che sono frammenti iniziali di un’avventura educativa che oggi raggiunge 133 nazioni.

Nella Torino di metà Ottocento, in un contesto sociale di prima industrializzazione, un santo educatore scendeva da un piccolo paese dell’astigiano chiamato Castelnuovo, per raccogliere le sfide del suo tempo:

  • aiutare i giovani provenienti dalle campagne e sfruttati;
  • assistere i prigionieri in età minorile nelle carceri affollate;
  • combattere l’analfabetismo giovanile;
  • creare i primi contratti di lavoro;
  • infondere un desiderio di istruzione e aiutare nella crescita della fede.

Torino aveva bisogno di Don Bosco, della sua creatività e della sua generosa capacità pedagogica ed organizzativa, unita ad una straordinaria carità nei confronti soprattutto dei giovani senza famiglia.

È così che nasce Valdocco.

Questa cittadella custodisce nel suo cuore gli ambienti di vita ordinaria del primo oratorio salesiano e la Basilica di Maria Ausiliatrice, centro di spiritualità e luogo di devozione a servizio della fede. È da qui che nel 1875 partirono i primi missionari salesiani col desiderio di annunciare il Vangelo secondo lo stile salesiano della ragione, della religione e dell’amorevolezza. Per noi salesiani custodire un ambiente ricco di vita, di storia e di spiritualità è una consegna doverosa che ci viene dal passato ma che è utile per l’oggi e per il domani.

Senza la memoria si rischia di perdere l’intuizione originaria, che ha reso il cuore e la mente del Padre e maestro dei giovani sensibile alle urgenze caritative e alla concretezza che proviene dalla fede in Gesù di Nazareth.

Visitare Casa Don Bosco vuol dire vivere un’esperienza di un uomo santo, del suo messaggio, della sua concretezza. Visitare Casa Don Bosco è toccare con mano la sensibilità religiosa e pedagogica che la Famiglia salesiana ha plasmato e consegna a tutti coloro che anche oggi la incontrano.

Oggi come ieri Casa Don Bosco desidera ispirarsi al primo oratorio, così da essere «CASA che accoglie, PARROCCHIA che evangelizza, SCUOLA che avvia alla vita, CORTILE per incontrarsi e vivere in allegria.»